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Melika Razavi – la Regina iraniana del Poker

Melika Razavi

Quando si parla di giocatori d’azzardo che hanno fatto la storia, non si può non parlare di Melika Razavi: la regina del poker che riesce in tutto quello in cui si mette d’impegno. Melika, infatti, non è solo una bravissima giocatrice di poker, ma anche Miss Global Iran 2016 – da non confondere con Miss Iran, visto che i concorsi di bellezza sono severamente vietati nel paese – e una prestigiatrice di successo. Impariamola a conoscere.

Il Poker e l’infanzia

Nata Malikeh Sadat Razavi Jamali, Melika trascorre la sua infanzia in Iran dove impara a giocare a Poker. Cosa piuttosto peculiare, visto che in Iran il gioco d’azzardo è proibito. La famiglia di Melika, però, è sempre stata piuttosto cosmopolita e per questo ospitava regolarmente amici provenienti da tutto il globo. Furono proprio alcuni di questi amici che, quando Melika aveva soli 9 anni, le insegnarono a giocare a Poker. Al tempo, gli amici della madre non potevano sapere che questo loro gesto sarebbe un giorno fruttato alla ragazza oltre 400’000 dollari.

Per ovvi motivi, Melika non comincia immediatamente a giocare a carte in maniera professionale. Nel 2004, quano ha 15 anni, si trasferisce con la madre in Sud Africa, a Città del Capo, ed è qua che inizia veramente la sua carriera di giocatrice di poker professionista.

L’ascesa

Nonostante Melika inizialmente giocasse solo ai Cash Game, all’età di 23 anni comincia a interessarsi anche ai tornei di poker; un’ottima idea, soprattutto contando il fatto che nel 2017 vince il suo primo premio in denaro a Barcellona. Da questo momento in poi, l’ascesa è rapida: l’anno successivo vince 10’000 dollari arrivando decima al “Merit Poker Top Guns” di Cipro.

Durante lo stesso anno si classifica quinta alla “Merit Gangsters Poker Cup” ed arriva diciassettesima all’European Poker Tour di Monte Carlo.

Ma la sua vittoria più importante, sia per titolo che per bottino, arriva nel 2020 alle World Series of Poker.

Le WSOP

Nel 2020 le World Series of Poker (WSOP) si tennero online. Questo premise a un numero elevatissimo di persone di partecipare. La maggior parte dei partecipanti, quindi, avrebbe considerato questa situazione una situazione svantaggiosa. A meno che la loro specialità non fossero i Tornei Bounty.

Questi tornei prevedono il pagamento di un bonus per ciascun giocatore eliminato. Per un esperto di tornei di poker di tipo Bounty, ogni concorrente è un potenziale incasso.

Melika è una di quelle giocatrici ed è proprio alle WSOP 2020 che, battendo 1918 giocatori, si assicura la vittoria del torneo, un premio di oltre 240’000 dollari e il suo primo braccialetto WSOP, ovvero il più ambito premio di qualsiasi giocatore di poker, assegnato solo ed esclusivamente ai vincitori di ciascun evento delle World Series of Poker.

Un successo incredibile per una donna che non si è fatta fermare da nulla e che ha rincorso il suo destino fino a quando non lo ha raggiunto.

E, nel caso foste ancora scettici sulla bravura di Miss Poker, ecco a voi alcuni dei suoi momenti migliori all’EPT Monte-Carlo 2019:

Oltre il Poker

La maggior parte delle persone ha un solo talento. La cosa più incredibile di Melika non è solo il suo eccezionale livello di bravura nel Poker, ma anche come lo abbia raggiunto pur succedendo in ogni altro aspetto della sua vita. Oltre a vincere quasi mezzo milione di dollari al tavolo da gioco, infatti, Melika è un’prestigiatrice di successo e Miss Global Iran.

Ma oltre a essere questo Melika è anche un’attivista per i diritti delle donne ed è in questa veste che ha criticato il mondo del gioco d’azzardo, nel quale le donne sono poche e spesso discriminate.

Sempre in veste di femminista, Melika ha anche proclamato di rappresentare le voci di milioni di donne iraniane ed è questo motivo che le impedisce dal tornare in Iran. “Nonostante mi manchino la mia famiglia e il mio paese,” ha detto infatti Melika in un’intervista, “non posso rischiare la vita.”

Sembra improbabile che Miss Global Iran non voglia usare la sua fortissima voce per fare del bene, oltre quindi al suo lavoro da prestigiatrice e giocatrice di poker professionista, al momento Melika lavora come coach motivazionale che insegna alle donne come far crescere la propria autostima.

E questi sono solo i suoi progetti fino ad ora! E per quanto riguarda il futuro?
Melika sembra avere le idee più che chiare: vincere altri braccialetti, far diventare il suo corso di educazione finanziaria un successo e continuare con la sua carriera da prestigiatrice…

E il tutto mentre vuole dare inizio alla sua famiglia.

Melika ha appena 34 anni, ma non abbiamo dubbi che, nella sua vita, questa donna cambierà il mondo.

Le Donne Preferiscono Giocare in Privato ai Casinò Online Con Bonus?

bonus

Recenti studi hanno evidenziato come negli ultimi 7 anni siano sempre di più le donne appassionate di gioco d’azzardo online. I motivi sono molteplici: dalla diffusione di Internet alla comodità di poter giocare da casa. Esamineremo insieme tutti questi motivi.

Casinò online e bonus

A partire dai primi anni 2000, Internet si è diffuso in modo capillare e questo ha portato a dei notevoli cambiamenti. La società è cambiata e di conseguenza sono cambiati anche gli interessi delle persone, donne comprese. Gli operatori di gioco d’azzardo hanno deciso, dunque, di lanciare i casinò online in cui è possibile giocare come nei casinò fisici. Naturalmente si tratta sempre di operatori che possiedono una Licenza rilasciata da enti riconosciuti per operare in modo legale e regolamentato, ad esempio in Italia vi è la Licenza AAMS dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Questo ha reso i casinò online legali come i casinò fisici. Stando, però, alle ultime ricerche condotte, le donne preferiscono giocare ai casinò online, soprattutto quelli con i top bonus di benvenuto dei casinò italiani. Sono tanti, infatti, gli operatori italiani che proprio per venire incontro ai tanti giocatori che scelgono i casinò online, offrono tanti bonus sia di benvenuto che con deposito. Ma quali sono i motivi per cui le donne preferiscono i casinò online?

Donne e casinò

Nell’immaginario comune i casinò sono principalmente frequentati da uomini. I giochi di carte si pensa siano appannaggio maschile, però, con l’avvento dei casinò online anche le donne hanno iniziato ad appassionarsi. I motivi sono 4:

  1. Comodità di giocare da casa o ovunque si voglia.
  2. Disponibilità di giochi semplici quali slot o bingo.
  3. Privacy relativa al giocare da sole.
  4. Siti ben fatti.

Questi sono i motivi che spingono le donne ad avvicinarsi al gioco d’azzardo online, soprattutto quello con vari bonus.

Comodità d’uso

Negli ultimi anni il nostro stile di vita è cambiato molto, favorendo la diffusione dei casinò online. Uno dei principali vantaggi di questi casinò è proprio la comodità di poter giocare da casa o da qualsiasi altra parte ci si trovi, l’importante è avere con sé un PC o un dispositivo mobile. Perciò le donne si sono avvicinate a questi casinò anche per la comodità. Giocare a qualsiasi ora del giorno o della notte, senza badare troppo al proprio outfit, comodamente sul sofà di casa, sono sicuramente dei vantaggi non indifferenti.

Giochi semplici

Un altro motivo che ha avvicinato le donne ai casinò è la disponibilità di giochi più “semplici” quali slot o bingo. Spesso, infatti, i giochi di carte vengono scelti maggiormente dagli uomini. Questi giochi, invece, essendo più semplici da giocare rendono più accattivante l’approccio al gioco d’azzardo. Si tratta, infatti, di giochi molto semplici che richiedono poca esperienza di gioco, per cui sono ideali anche per i principianti. Inoltre, giochi come le slot possono essere giocati usando i free spins offerti dai bonus attivati.

Privacy assicurata

La privacy si collega al punto della comodità. Infatti, giocando comodamente a casa si ha maggiore privacy rispetto a quella che si potrebbe avere in un casinò fisico. Le donne riferiscono di essere più a loro agio nel giocare a giochi di carte quali il poker o il baccarat da casa, poiché non circondate principalmente da uomini. Dunque sentendosi a proprio agio, giocano meglio e sono più concentrate sul gioco e meno distratte dall’ambiente circostante. Senza contare che oltre all’ulteriore tutela della privacy, vi è lanche la già citata comodità di giocare ovunque si voglia.

Siti ben fatti

Avendo intuito il potenziale dei casinò online, sempre più operatori hanno incrementato e migliorato i propri siti ufficiali. La partnership con i providers di software di gioco è aumentata e così i cataloghi e le sezioni di gioco sono diventate più fornite e varie. Molti operatori non si dedicano solo alle scommesse o ai giochi classici, ma ci sono sezioni di gioco molto particolari, tipo i giochi TV, gli ESports ecc. Senza contare le sezioni di gioco live o i giochi forniti dai providers internazionali dotati di grafica ben curata e intrigante. La vasta offerta di gioco è sicuramente un’attrattiva per i giocatori, infatti, spesso nei casinò online vi sono giochi che non si trovano in tutti i casinò fisici. Tutto ciò li rende molto competitivi e attrae i giocatori, donne comprese. Inoltre, gli operatori online hanno anche ottimizzato i propri siti per tutti i dispositivi mobili, così da consentire alle persone di giocare anche da cellulare.

Conclusioni

La crescita e la diffusione dei casinò online soddisfanno le esigenze dei giocatori. Negli ultimi anni la vita è molto cambiata, di conseguenza anche l’offerta dei casinò lo è. Le donne soprattutto ricercano gli operatori online per la comodità derivante dal poter giocare in casa, in totale riservatezza, sul proprio PC o da dispositivo mobile. Inoltre, giochi semplici come le slot sono perfette per i principianti, quindi anche per le donne che si approcciano per le prime volte al gioco d’azzardo. Mentre coloro che amano i giochi da tavolo o di carte si sentono più a loro agio e maggiormente concentrate giocando online, piuttosto che in un casinò fisico. Questi sono i motivi principali che spiegano l’aumento delle giocatrici d’azzardo donne.

La Storia Dell’hijab in Iran

friends

L’Iran è un Paese del Medio Oriente e prima del 1979 le donne iraniane potevano girare tranquillamente con il viso scoperto a scuola o al lavoro. In seguito alla rivoluzione del 1979 indossare l’hijab divenne obbligatorio per tutte. Più volte hanno protestato contro questo obbligo o violato le norme che ne impongono l’uso rischiando multe, frustate e addirittura il carcere. Vediamo innanzitutto cos’è l’hijab e poi come sono iniziati i movimenti di protesta.

L’hijab e la rivoluzione

La parola hijab deriva dal farsi e benché in arabo la parola significhi letteralmente “celare allo sguardo”, si tratta del velo indossato dalle donne per coprire capelli e collo. Al contrario dello Shayla, che scende un po’ morbido sul collo, l’hijab è molto più aderente, stretto e coprente sul collo. Senza di esso le donne non possono frequentare la scuola, lavorare o anche stare semplicemente in pubblico.

Come abbiamo già anticipato prima del 1979 l’Iran era una monarchia e le donne iraniane potevano andare in giro con il viso scoperto e potevano anche condurre una vita per certi versi molto simile a quella delle donne occidentali. Tra il 1978 e il 1979, però vi fu nel Paese una rivoluzione che portò l’Iran da una monarchia a diventare una Repubblica Islamica Sciita con una propria costituzione basata sulla shari’a, cioè sul Corano. Da quel giorno tutto è cambiato per le donne.

L’obbligo e le proteste

Fin da quel 1979 le donne iraniane hanno iniziato a protestare per poter continuare ad uscire senza velo. Un tempo le donne protestavano per le strade, ma negli ultimi anni la protesta si è spostata sui social. Quest’anno, però, le cose sono andate in modo leggermente diverso, poiché un mese fa, durante la Giornata nazionale dell’hijab, le iraniane hanno deciso di postare video o foto senza velo, magari coprendo il volto con qualche emoji per non essere riconosciute.

Molte di loro sono, infatti, state arrestate. Però, già nel 2014 era stata lanciata una campagna contro l’obbligo di coprire il viso, oppure nel 2018 con le proteste delle Girls of Revolution Street. Addirittura una ricerca condotta nel 2020 sulla popolazione ha evidenziato come più del 70% della popolazione sia contraria all’hijab.

Nascita del movimento contro l’obbligo di velo

Inizialmente le femministe pensavano che l’obbligo di indossare il velo non fosse un problema prioritario. Ad esempio le donne in Iran non possono divorziare e la loro testimonianza vale la metà della testimonianza di un uomo. Inoltre, alcune donne pensavano che alla fine potevano indossare la sciarpa in testa in modi creativi, tipo tenendola più stretta o più larga.

Nel 2014, invece, con la campagna My Stealthy Freedom il problema tornò alla ribalta. Infatti, questa campagna mostrava e incitava le iraniane ad uscire di casa senza velo. In Iran sono previste fino a 74 frustate o una pena detentiva, nella migliore delle ipotesi, invece, si rischia solo una multa. Questa campagna portò poi ad altre manifestazioni come la protesta del 2018 e l’ultima svoltasi poco tempo fa. Perché le donne protestano così?

Perché l’obbligo dell’hijab le priva della libertà di prendere decisioni sul proprio corpo, cosa indossare e cosa non indossare, quindi come possono avere il controllo di ciò che le circonda o prendere decisioni ben più serie?

Conclusioni

Come abbiamo visto per loro non è una questione di poco conto, è proprio un problema che mina la loro libertà di scelta sul proprio corpo. Sono disposte a pagare dure conseguenze pur di protestare e uscire di casa con viso e capelli scoperti. Dopo la caduta della monarchia e la nascita della Repubblica Islamica, hanno potuto continuare a studiare e lavorare, ma solo a patto di indossare l’hijab. Sono sempre di più anche gli uomini che sostengono questa causa, mostrandosi con indosso il velo seduti accanto a moglie o sorelle senza velo.

Le donne iraniane sono donne coraggiose e come tali continueranno a protestare e manifestare pacificamente contro tale obbligo, pur sapendo le conseguenze che rischiano di pagare. Senz’altro in Occidente non possiamo far altro che ammirare e apprezzare il loro coraggio nel lottare in modo pacifico per un loro diritto.

Tra discriminazione e speranza: vivere da donne in Iran

A quarant’anni di distanza dall’avvento dell’ayatollah Khomeini al potere, la vita delle donne in Iran continua ad essere molto lontana da una vera emancipazione. Anche se oggi ci sembra difficile crederlo, l’obbligatorietà del velo venne introdotta solo in seguito alla Rivoluzione del 1979, quando il partito islamico prese il sopravvento sulle altre forze rivoluzionarie. Il regime filo-occidentale dello scià Reza Pahlavi venne spazzato via e con esso anche una società che era tra le più moderne e laiche dell’area mediorientale. Portare l’hijab divenne obbligatorio per tutte le donne a partire dai primi anni ’80: se durante la rivoluzione aveva rappresentato una forma di protesta di una parte del mondo islamico contro valori considerati estranei alla cultura persiana, questo indumento divenne ben presto simbolo di costrizione e controllo sociale, oltre che di discriminazione di genere.
woman with burka

Gesti di coraggio, atti di libertà

Oggi, per una donna iraniana, togliersi il velo in pubblico significa rischiare una condanna per “incitamento alla corruzione” o per “prostituzione”. Lo sa bene Nasrin Sotoudeh, avvocatessa e attivista per i diritti delle donne iraniane, condannata nel maggio 2019 a 33 anni di carcere e 148 frustate per aver osato togliersi in pubblico il velo in segno di protesta e di sfida al regime, infrangendo quindi l’articolo 134 del Codice penale del suo Paese.
Si tratta della condanna più pesante inflitta a un attivista per i diritti umani in Iran dal 1979. Ma Sotoudeh, che è stata condannata anche per “propaganda contro lo Stato”, non è l’unica donna ad aver protestato contro la condizione di sottomissione a cui sono costrette nella Repubblica islamica. Esistono molti altri divieti e limitazioni nella vita delle donne in Iran, dall’esclusione dalla vita pubblica alla negazione del diritto di voto, ma il velo è senza dubbio il simbolo più visibile di questa discriminazione di genere e al tempo stesso il più facile da utilizzare per ribellarsi al regime. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo sono state tante le donne che in silenzio hanno portato avanti la protesta, decidendo di togliersi l’hijab e facendosi fotografare in pubblico.

La protesta tra futuro e repressione

Oltre all’obbligatorietà di portare il velo, che entra in vigore al nono anno di età, la vita delle donne in Iran è scandita da centinaia di altri divieti. Non possono candidarsi alle elezioni, non possono votare, non hanno accesso ad anticoncezionali, non possono praticare sport o assistere ad eventi ludici o ricreativi, non possono cantare in pubblico o esibirsi in qualsiasi forma di creatività. Senza contare gli innumerevoli matrimoni forzati e precoci che sono ancora una prassi in larga parte del Paese: l’età minima per contrarre un matrimonio è di 13 anni. I rapporti omosessuali tra donne sono puniti con 100 frustate e alla quarta infrazione con la pena di morte.
Per cambiare il corso delle cose è necessario un movimento vasto e compatto. Anche gli uomini iraniani dovranno fare la loro pare se si vuole che il Paese si avvii verso trasformazioni sociali importanti. Anche Amnesty International è intervenuta per chiedere la scarcerazione di Sotoudeh, la cui opera ha rappresentato fino a questo una speranza per milioni di donne iraniane.

Focus: il gioco d’azzardo e la condizione della donna in Iran

Potrà sembrare un argomento marginale, in rapporto a temi ben più alti come i diritti civili, in particolare delle donne, però, in un paese come l’Iran, è anche dalle pieghe della quotidianità e di temi apparentemente minori, che si capisce lo stato di salute di una nazione. Nei prossimi paragrafi parleremo di come si è evoluto il rapporto tra Iran e gioco d’azzardo, in particolare riferendoci, visto il taglio del nostro sito, a come è la situazione per le donne.Forma di protesta politica

L’Iran “occidentale” della dinastia Pahlavi

Quando Reza Pahlavi divenne scià nel 1926, cominciò un percorso di modernizzazione del Paese, nel tentativo di renderlo più simile agli stati occidentali. Questo si tradusse in una società più laica e progressista: alle donne erano permessi la visibilità pubblica, l’accesso alle università e il bando del velo religioso. Casinò e gioco d’azzardo erano legali e sottoposti a controllo statale. Il glamour delle sale da gioco era apprezzato dallo scià, che aveva edificato, nell’isola di Kish, una specie di Las Vegas locale che, nei progetti, avrebbe dovuto ricevere voli quotidiani di due Concorde da Parigi e Londra. Alle donne era concesso non solo l’accesso al gioco, ma anche la possibilità di lavorare come croupier o, comunque, all’interno della struttura.

La rivoluzione di Khomeini

Nel 1979 l’ayatollah Khomeini, massima guida religiosa del Paese, spodestò lo scià Mohammad Reza Pahlavi, figlio del fondatore della dinastia, e proclamò la Repubblica Islamica. All’occidentalizzazione seguì una rigidissima islamizzazione, secondo i canoni dello sciismo. La condizione femminile regredì di secoli, con l’obbligo dell’hijab in pubblico e le pene corporali. Il gioco d’azzardo venne messo al bando, così come ovviamente la possibilità per le donne di averci a che fare. Il successore di Khomeini, Khatami, non mutò sostanzialmente la situazione.

Il gioco d’azzardo in Iran oggi

Con il XXI secolo, la situazione femminile ha fatto qualche passo in avanti: le donne sono state protagoniste delle grandi manifestazioni popolari contro i mullah, ma le leggi punitive verso di loro sono state solo in parte attenuate, anche se, soprattutto a Teheran, abbigliamento e trucchi alla occidentale sono visibili in sempre maggior numero, così come donne al volante o allo stadio . Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, e il coinvolgimento delle donne come utenti o come impiegate nel settore, però, non è cambiata. Per legge, infatti, gambling e scommesse sono vietati, con una pena fino a 10 anni di reclusione. Di fatto, però, a livello clandestino o addirittura semi-ufficiale, a Teheran fioccano centri scommesse o casinò, in cui capita persino di imbattersi in qualche donna. Naturalmente questa pratica è rischiosissima proprio per loro, che rischiano pene molto pesanti proprio a causa della ancora fortissima discriminazione presente.

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Al contrario della situazione in Iran piena di limiti, come hai letto bel paragrafo precedente, al giorno d’oggi, in Italia il gioco d’azzardo presso i nuovi casino non è controllato in modo così autoritario dallo Stato. L’unico intervento è dettato dall’ottenimento di una certificazione che attesti la qualità dei nuovi casino online, che prima si chiamava AAMS in quanto rilasciata dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Anche per le donne, la situazione non è paragonabile a quella dell’Iran di metà Novecento, in quanto possono non solo scommettere nei casino nuovi, ma anche lavorare nei casinò online più famosi come croupier o nell’Assistenza Clienti. Perché allora non provare l’emozionante esperienza di scommettere online e divertirti con le Slot Machine più famose del momento? Non scegliere un casinò online a caso, affidati ad uno dei migliori casino online nuovi attualmente sul mercato. Per scoprire quelli con la migliore offerta del momento, valuta subito tutte le proposte disponibili su miglioricasino.com per scoprire i nuovi casinò online AAMS in Italia.
Mentre in Italia ogni donna può ambire ad un ruolo all’interno dell’Online Gambling, anche nella seconda metà del Novecento le persone di sesso femminile riscontreranno varie limitazioni nell’Iran di Khomeini in questo settore. Continua a leggere il prossimo paragrafo per capire come si è evoluta la situazione in Iran.

Benvenuti su donneiran.org, il sito che racconta la donna in Iran

L’Iran è uno dei Paesi più importanti del Medio Oriente: gli avvenimenti storici che l’hanno caratterizzato nel XX secolo lo hanno reso uno dei protagonisti assoluti dell’intera area geografica. Il Paese occupa le pagine dei giornali per le minacciate mire espansionistiche verso Israele, nonché per gli esperimenti nel campo della balistica atomica e il coinvolgimento nella guerra siriana.
C’è anche un altro fondamentale tema per cui il paese islamico è da sempre sotto i riflettori, ed è quello di cui maggiormente si occuperà questo sito: la condizione femminile. Nella travagliata storia degli ultimi 70 anni, l’Iran è passato dall’essere una monarchia fortemente occidentalizzata, in cui le donne vivevano in una società laicizzata, al diventare una repubblica islamica, in cui diritti e condizione femminili hanno subito una inaudita regressione.

Essere donna in Iran oggi

Nonostante dal 2000 in avanti la situazione per le donne iraniane sia migliorata, con la fine del regime dei mullah, non si può certo dire che sia ottimale. Permangono molti divieti e molte consuetudini che mantengono la donna in una situazione di chiara inferiorità, nonostante qualche riforma legislativa e una molto più consapevole autocoscienza nella popolazione femminile, che si manifesta in forme di protesta appariscenti, anche sfruttando i social network.
Questo sito si occuperà proprio di monitorare progressi e sviluppi della condizione femminile in Iran con uno sguardo a 360°, rivolto sia ai grandi temi legislativi che alle piccole storie quotidiane, alle proteste in piazza tanto quanto a piccoli e grandi divieti quotidiani, come quello sul gioco d’azzardo.

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